Skip to content Skip to footer

Comunicare con i propri figli: quali sono le strategie efficaci

Quante volte, di fronte ad una semplice affermazione o richiesta, i genitori si sentono rispondere dai propri figli con un sonoro no o incontrano come reazione il classico muso lungo? Spesso i genitori hanno la sensazione di non essere ascoltati, di non riuscire a farsi capire, di dover ripetere le cose centinaia di volte…

Comunicare con i figli sembra a volte un’impresa impossibile, ma prima di attribuire ai bambini tutta la responsabilità, affermando che non ci vogliono ascoltare o che fanno apposta a fare il contrario di ciò che chiediamo loro, soffermiamoci a riflettere: e se la comunicazione degli adulti non fosse efficace perché i bambini hanno modi diversi di comunicare? Per comunicare con i figli in modo efficace bisogna prima di tutto saper ascoltare.

Quando i genitori comunicano efficacemente con i figli, mostrano di avere rispetto per loro e quest’ultimi percepiscono di essere ascoltati e capiti: elementi importantissimi per sviluppare la loro autostima. Se non usata bene, però, la comunicazione può avere effetti negativi, in quando si possono trasmettere informazioni errate, ignorare o negare sentimenti, trasmettere paura, dubbio, confusione, percependo di non essere importanti, non essere ascoltati o non essere capiti.

È importante ricordare che il genitore, in quanto adulto, si trova necessariamente in una posizione asimmetrica rispetto al bambino. Comunicare con i figli esercitando questo potere gerarchico non fa altro che ostacolare la comunicazione stessa: l’adulto decide e impone, mentre il bambino si adegua senza potersi esprimere liberamente, percepisce la comunicazione come imposizione e vive un senso di profonda frustrazione. Per comunicare efficacemente si deve instaurare una relazione simmetrica, in cui il bambino gode della stessa dignità e considerazione dell’adulto, trovando risposta ai bisogni espressi. Il sostegno maggiore è dato dall’essere ascoltato fino in fondo, dal sentirsi compreso, appoggiato e contenuto e dalla possibilità di confrontarsi con l’adulto quando questi ha un’opinione diversa dalla sua. Bisogna inoltre ricordarsi di non dargli sempre ragione, lasciarlo parlare continuamente quando ha bisogno di essere contenuto, non gli permetterà di sviluppare un proprio senso critico e la capacità di interpretare in modo obiettivo ed equilibrato un evento, una situazione, un argomento.

Risulta importante quindi, instaurare una comunicazione basata sull’ascolto e l’empatia, due elementi tra loro strettamente correlati. Ascoltare non significa, in questo caso, semplicemente percepire e ricevere un messaggio, ma esercitare un ascolto attivo, basato su un’accettazione incondizionata del proprio interlocutore. Ascoltare in modo empatico significa accogliere senza giudicare: l’ascolto empatico, infatti, richiede al genitore di concentrarsi sul bambino, sul suo stato emotivo, concedendogli e riconoscendogli il tempo per esprimersi e sentirsi quindi sempre accolto e accettato, senza dover essere oggetto di un giudizio morale.

Ecco alcune utili indicazioni:

Comunicare al loro livello, tenendo a mente le loro caratteristiche: più il bambino è piccolo e più dovrebbe essere usato un linguaggio semplice. Dobbiamo inoltre ricordarci che i bambini dai 2 ai 7 anni pensano in modo molto concreto, spesso irrazionale e magico. La loro mente non è ancora capace di utilizzare la logica e di dare un senso alle cose, così come siamo abituati noi adulti. Tra gli 8 e i 12 anni la logica dei bambini è ancora molto concreta e basata su quello che possono sentire, toccare, vedere e collegare alla loro vita quotidiana

Riconoscere i comportamenti positivi: il genitore che attribuisce riconoscimenti positivi potenzia nel figlio la disponibilità all’ascolto, questo motiva a consolidare il comportamento e ripeterlo in successive occasioni, purché tali riconoscimenti siano fondati, riferiti, cioè, concretamente a un fatto reale.

Stabilire chiaramente cosa è importante e cosa no: il genitore deve imparare a rendere puntuali e precise le proprie osservazioni riguardo a ciò che intende sottolineare realmente per aprire maggiori spazi al dialogo e al confronto. I rischi possono essere quelli di lasciarsi prendere dalle emozioni, adducendo quindi troppi elementi di negatività, finendo per infierire senza che il figlio comprenda cosa correggere concretamente.

Evitare incoerenze tra linguaggio verbale e quello non verbale:  se un genitore vuole sottolineare un errore del figlio e porvi rimedio si esprimerà con voce ferma, linguaggio chiaro, occhi rivolti direttamente a lui; al contrario, una comunicazione in cui gli elementi sono contraddittori, disorienta il ricevente non rende comprensibili le reali intenzioni di chi trasmette il messaggio. Ad esempio, se il genitore usa parole di rimprovero nei confronti del figlio ma poi lo abbraccia, succede che questi elementi compensativi evidenziano l’indecisione di chi non sa come comportarsi, connotando scarsa affidabilità e autorevolezza, poca convinzione delle regole che l’educatore tenta di trasferire.

Imparare ad ascoltare davvero, mostrare interesse ed empatia: il buon ascoltatore ha uno sguardo attento, corpo proteso verso chi parla, mantiene il contatto oculare, annuisce, esprime consenso per far capire che sta ascoltando, fa domande o osservazioni pertinenti, ripete in parole diverse quello che dice l’altra persona per fargli intendere che capisce, chiede altri informazioni. Con i bambini è importante abbassarsi al loro livello. Ricordatevi che per ascoltare davvero bisogna fermarsi, ovvero serve avere il tempo e lo spazio per farlo. Solo così i bambini riusciranno veramente ad aprirsi.La comunicazione empatica riduce le distanze e alimenta il sentimento di prossimità, è indicativa del rispetto rivolto all’universo emotivo del figlio, alla complessità dei sentimenti con cui alimenta la sua storia e gli comunica che si capisce ciò che sta provando.

In conclusione, solo nel momento in cui si comincerà a credere che i bambini sono fin dalla nascita competenti e capaci di stare nella relazione con l’altro, nonché in grado di comunicare, allora si potrà comunicare con i figli in modo efficace. La modalità di comunicazione efficace sarà basata sul rispetto, sull’ascolto e sull’empatia, in modo da restituire al bambino quel senso di accettazione che gradualmente lo farà sentire sicuro e autonomo, certo di saper comunicare agli altri, con successo, i propri bisogni.

 

Se senti la necessità di avere maggiori informazioni su come comunicare al meglio con i tuoi figli puoi contattarci direttamente e saremo lieti di darti tutte le informazioni necessarie.